Editoriale: Microsoft sta per cambiare la gente? In realtà
potrebbe anche cambiare il mondo.
René TREGOUET
traduzione a cura di
Domenico Delle Side
Mi viene in mente la visita che Bill Gates fece al Senato francese
nell'ottobre del 1995.
Siamo stati due o tre senatori, includendo il presidente Monory, ad
ascoltare con attenzione il presidente-fondatore di Microsoft. Bill
Gates venne a Parigi per presentare il suo Windows 95. Spinto dalla
sua foga, ci disse con fermezza che Microsoft non aveva interesse ad
impegnarsi pesantemente nel mondo Internet. Alcune settimane più
tardi, di ritorno a Redmond, durante una conferenza stampa che rimarrà
nella storia, riconobbe il ritardo con cui la sua azienda si è resa
conto dell'avvenire di Internet e annunciò che Microsoft si sarebbe
mobilitata con tutte le sue forze per recuperare il tempo perduto. Sei
anni più tardi: 25 ottobre 2001. Con il lancio di Windows XP,
Microsoft non è più soltanto il leader incontrastato dei sistemi
operativi per pc, ma diviene anche la prima in questo nuovo mondo di
Internet. Quanta la strada fatta in 6 anni?
Tanto di cappello! L'arrivo di questo gigante in questo mondo di
porcellane fragili, certo, non è stato senza danni: Netscape e molte
altre società di cui parlavamo quasi quotidianamente, da qualche anno,
potrebbero essere i testimoni chiave in un processo, qualora ne
dovessimo istruire uno. Ma oggi, quello di cui voglio parlare non è il
passato, ma il futuro. È incontestabile che con Windows XP,
specialmente con la sua procedura «Passport», Microsoft varchi una
nuova soglia che le permetterà di costituire la più grande banca
mondiale di dati personali degli internauti. In questo modo, Microsoft
potrà conoscere rapidissimamente i gusti e le aspettative di centinaia
di milioni di esseri umani. Le leggi attuali che proteggono la
privacy negli stati democratici dovranno essere riscritte. Il nostro
"Diritto informatico e libertà" diventa d'improvviso vecchio. Cosa
potrà mai fare la CNIL ora che che le risorse si sono mondializzate ed
uno dei maggiori attori ha deciso di realizzare un mega-database di
dati personali? Quelli che, leggendo queste poche righe, penseranno
che in questo modo mi unisca al movimento contro Microsoft, che va di
moda in questi giorni, si sbagliano. Microsoft è una società
commerciale che deve soddisfare i suoi clienti ed i suoi azionisti,
motivando continuamente al meglio gli uomini e le donne, spesso molto
competenti, che si sono uniti a questa avventura. Noi che abbiamo
appena vissuto in questa settimana l'epilogo del caso Moulinex,
nonostante ciò non rimprovereremo Microsoft per esserci riuscita
troppo bene! Il problema è altrove.
Bussando alle nostre porte e riuscendo, con il nostro permesso a
penetrare in luoghi intimi, Microsoft si avvia a cambiare la gente? Ma
è lì che dobbiamo essere vigili: potrà anche cambiare il mondo? Non
metto in dubbio, in questo momento, le buone invenzioni di Microsoft.
Bill Gates ed i membri della sua squadra non vogliono gestire la
nostra vita privata, ma vogliono, più prosaicamente, divenire i leader
della new-economy che, con il loro approccio ed i loro mezzi,
spiccherà definitivamente il volo. Ma è nei compiti di quelli che
hanno ricevuto la missione pubblica di governare le nostre democrazie,
immaginare tutti gli usi funesti che possono essere fatti delle
iniziative, spesso anche buone, degli uomini. Proviamo ad immaginare
il disastro senza precedenti che potrebbe provocare sull'umanità, un
dittatore o un terrorista che si impossessasse dello schedario
personale di svariati miliardi di esseri umani. Il dolore morale,
psicologico che ciò potrebbe provocare sarebbe molto più forte di
quello causato dal più intollerabile dei dolori fisici.
Non si parla più a questo punto di regole commerciali, di concorrenza.
Qui si tratta della sfera morale: è per questo che i nostri governi
dovrebbero senza altro indugio analizzare questo nuovo problema. I
poteri pubblici dovrebbero mettere a punto dei nuovi strumenti, sotto
il loro controllo, che permettano ad ognuno di noi di trasformare la
propria identità reale in identità virtuale. Solo le autorità
pubbliche, tenute sotto controllo da un alto comitato di saggi,
indipendenti dai poteri pubblici e dal potere politico, avrebbero
accesso ai dati che consentirebbero di mettere in relazione un viso ed
un'identità reale con un'identità virtuale. Questo permetterebbe a
Microsoft o ad altre società di proporci, al momento voluto ed al
prezzo atteso, i prodotti culturali o il materiale che fanno ancora
parte dei «nostri» sogni. Questo approccio di marketing individuale,
che sostituirà a poco a poco le tecniche pubblicitarie di massa,
lusingherà molto di più il nostro ego di consumatori e sarà senza
dubbio molto più efficace.
Microsoft deve comprendere che non è nemmeno suo interesse avere sui
propri server l'identità reale di miliardi di esseri umani.
In effetti, l'espressione «Big Brother», che prolifera attualmente sui
principali media mondiali, si indirizza essenzialmente a Microsoft ma
in realtà è tutto il mondo di Internet ad esserne toccato. Basta
ascoltare i cittadini del mondo e più in particolare i francesi, e
sono in parecchi, giustificare la loro repulsione ad accedere ad
Internet per la paura di vedere la propria vita privata violata, e
rendersi così conto che l'adesione di massa degli abitanti del nostro
paese al mondo di Internet passa attraverso la fondamentale garanzia
di protezione della loro vita privata. È per questo che in questo
mondo di Internet, anziché scrivere sterili lettere, i poteri pubblici
e le grandi società mondiali, in testa alle quali dobbiamo d'ora
innanzi porre Microsoft, dovrebbero con saggezza e pragmatismo
individuare dei modi realistici e credibili per proteggere questo
giardino segreto a cui noi teniamo tanto.
Testo originale francese su
http://www.tregouet.org/lettres/rtflashtxt.asp?theLettre=180I&EditoOnly=1
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